La lotta – finita al Consiglio di Stato – tra startup innovative e notai è un esempio lampante di quello che non funziona nel nostro Paese.

A partire dal 2016, con una misura proposta dal MISE, alle startup innovative era stata data la possibilità di costituirsi online. Un’opportunità interessante e sfruttata da moltissimi imprenditori, tanto che al 31 marzo 2019 le startup innovative costituite mediante la nuova modalità digitale erano ben 2.181. Oltre a essere più veloce, questa modalità permetteva un risparmio medio di circa 2 mila euro per il solo atto di avvio. Perché questo risparmio? Tra le altre cose, perché costituendosi online, non era più necessario sostenere il costo dell’atto notarile.

Il ricorso dei notai

Non stupisce dunque che proprio il Consiglio Nazionale del Notariato si sia opposto alla norma, contestandola prima con un ricorso al TAR del Lazio, durante il quale l’Avvocatura dello Stato e l’associazione Roma Startup sono riuscite a difendere le ragioni dell’innovazione, e poi di fronte al Consiglio di Stato, che ha invece dato ragione ai notai, invalidando la procedura di costituzione online.

Il Consiglio di Stato ha fatto quello che doveva, ovvero sollevare le criticità di una norma che presentava lacune ed errori. Secondo la corte, infatti:

Il potere esercitato dal Ministero attraverso il decreto impugnato non poteva avere alcuna portata innovativa dell’ordinamento, ovvero, nello specifico, non poteva incidere sulla tipologia degli atti necessari per la costituzione delle start up innovative, così come previsti dalla norma primaria”.

Inoltre, secondo la corte, il decreto del MISE, escludendo i notai dal processo, avrebbe illegittimamente ampliato le responsabilità di controllo in capo all’Ufficio del Registro dell’imprese, pur tuttavia senza giustificazione normativa e in contrasto con una Direttiva Europea del 2009 (2009/101/CE). Inoltre, come fa notare EconomyUp, si apriva la possibilità di aggirare la procedura di costituzione ordinaria di una società srl (non startup innovativa), attraverso la creazione di una finta startup da trasformare poi in srl vera e propria.

Alla luce di tutto questo, il Consiglio di Stato ha individuato un vuoto legislativo nella procedura prevista dal decreto e ha preferito abrogare del tutto la norma.

Il ruolo dei notai

Con la redazione dell’Atto Costitutivo il notaio assicura che non ci siano irregolarità nella nuova società

Cosa abbiamo imparato

La prima lezione che ci insegna questa diatriba è che le norme, soprattutto quando innovative e che toccano a ruoli e privilegi ancorati nella tradizione, andrebbero fatte con tutti i crismi.

I notai, dal canto loro, invece che spingere verso una revisione e miglioramento della legge, hanno attaccato frontalmente portando in giudizio il MISE. Pare che la presidente del Consiglio Nazionale del Notariato nella lettera di auguri pasquali abbia chiamato la sentenza una “lieta novella”- peccato che questa lieta novella metta migliaia di giovani in una situazione di incertezza normativa che può essere fatale ad una startup nascente. Infatti, a partire dal 29 marzo 2021 e fino a nuovo intervento del legislatore, le startup non potranno più costituirsi gratuitamente online e dovranno rispettare le regole previste per la costituzione di una Srl ordinaria, ovvero l’atto pubblico con il Notaio, con un aggravio di costi.

Inoltre parrebbe che nel percorso della legge delega di recepimento della Direttiva Europea 2019/1151, che obbliga gli Stati membri a implementare entro agosto 2021 un meccanismo di costituzione digitale delle società (non solo startup) stia accogliendo emendamento PD che sembra essere ispirato proprio dai notai e dalle loro posizioni. La seconda lezione che si può trarre quindi da questo confronto è che in Italia la forza di corporazioni e mestieri che in altri Paesi stanno pian piano scomparendo è invece più forte che mai, e che le loro capacità di influenzare il processo legislativo sono ancora molto efficaci.

Che cosa sta facendo Azione?

In quanto responsabile Innovazione e Digitale ho segnalato la criticità di questa questione, spiegando che la sentenza del Consiglio di Stato costituisce un dannoso passo indietro in fatto di semplificazione e sostegno all’innovazione. Ma siccome è inutile piangere sul latte versato, come partito ci siamo rimboccati le maniche per presentare un’interpellanza parlamentare urgente al MISE per sottolineare la pericolosità di questo vuoto normativo e chiedere urgentemente una soluzione strutturata che recepisca la Direttiva Europea 2019/1151 introducendo una modalità di costituzione online per tutte le società.

Stiamo anche lavorando con alcuni gruppi di startup per presentare degli emendamenti alla legge di recepimento della Direttiva per contrastare la proposta presentata dal PD, che tutela gli interessi notarili e va – a nostro avviso – nella direzione opposta a quella della modernità, difendendo bizantinismi burocratici.

Continueremo questa battaglia dentro e fuori dal Parlamento. Non è questione di essere a prescindere contrari alla categoria dei notai, ma si tratta di trovare modi per semplificare la vita alle aziende, adottando modalità di lavoro degne del Ventunesimo Secolo (!) che siano in grado di rendere più facile fare impresa e migliorare la digitalizzazione del Paese (indicatori che vedono l’Italia sempre agli ultimi posti in Europa).

Vi terrò aggiornati… E se siete interessati ai temi legati al mondo dell’innovazione, scrivetemi per partecipare ai lavori del gruppo che si sta occupando con me di questa battaglia.