La settimana scorsa ho ricevuto questa mail da parte di una persona che ha visto la mia chiacchierata con Massimo Famularo di Liberi, oltre le illusioni sui Cervelli migranti. Ho chiesto all’autore del messaggio di poter usare il suo stimolo per dare una risposta pubblica ai perché che lo incuriosivano.

Ciao Giulia, perdonami se questa email non dovesse risultare particolarmente piacevole alla lettura. Sto scrivendo abbastanza di getto, direttamente dal tuo sito e in più dal telefono.

Ho visto la tua intervista a Liberioltre e sono contento della tua partecipazione al prossimo episodio del podcast di Shy. Mi sono anche informato un po’ di più su di te e su quello che hai fatto e stai facendo, sei veramente una persona brillante e in gambissima e quindi ci tengo a farti i complimenti.

Il motivo per cui ti scrivo però non è solo quello di farti i complimenti. Tu hai raggiunto tantissimi risultati in ambito professionale e oserei direi nella vita in generale. Vivi da tanti anni all’estero, hai un super lavoro, la possibilità di continuare a crescere e imparare e tanto altro immagino. Ma chi te lo fa fare di preoccuparti così per l’Italia? Chi te lo fa fare di cercare di dare il tuo contributo ad un partito piccolo e con poche prospettive di poter diventare una forza politica significativa? Non fraintendermi, io sono un europeista e se magari su qualche tema qua e là si potrebbe discutere, in generale mi trovo d’accordo con le tue idee politiche. Non è questo assolutamente il punto.

Mi chiedo, semplicemente, perché fai tutto questo. Credi di dover qualcosa all’Italia? Io se mai mi dovessi trovare in una situazione anche lontanamente simile alla tua (e molto probabilmente non succederà, voglio andarmene ma non otterrò il successo che hai ottenuto tu perché non me lo merito) non mi guarderei indietro. Certo rimarrebbe un legame con l’Italia, ritornerei anche abbastanza spesso per le persone a cui voglio bene e perché comunque sono nato e ho vissuto (quasi) tutti i 24 anni della mia vita qua. Ma oltre a questo, oltre ad altri aspetti che apprezzo del nostro Paese ma che poco hanno a che fare con l’attuale società italiana, io principalmente odio l’Italia e trovo che sia un Paese quasi insalvabile, che si merita il declino che sta attraversando da anni e che proseguirà nei prossimi decenni. Perché? Per me un sacco di motivi che credo non ci sia neanche bisogno di spiegarti. Spero che l’Italia per me sia presto nient’altro che un bel posto dove tornare qualche volta in vacanza e dove poter rincontrare tante persone a cui voglio bene. Poi magari finirò per restare qua, o andarmene per poi ritornare, chi lo sa. La vita è imprevedibile. Rimane il fatto che non ti capisco e se ti va mi farebbe molto piacere sapere cosa ti motiva così tanto a preoccuparti per il nostro Paese.

Un abbraccio

G.

 

Se non quelli come me, chi altro? E se non ora, quando?

Caro G.

La tua richiesta mi ha colpito. Solitamente chi mi contatta lo fa perché vorrebbe darmi una mano a fare qualcosa per l’Italia, tu, invece, mi hai inaspettatamente chiesto come mai abbia scelto di mettermi in gioco e quasi mi hai consigliato di smetterla di perdere tempo, di lasciar stare, di godermi la vita, la carriera, l’estero.

Ho già spiegato in diverse occasioni da dove è nata la scelta di candidarmi alle elezioni Europee (Gli Stati Generali e Linkiesta) ma, se capisco bene, la tua domanda è più profonda e ciò che vuoi capire è perché ho deciso di continuare a fare politica anche dopo l’esito delle elezioni europee.

Allora mi prendo un bello spazio di riflessione e nel risponderti ne approfitto per dare voce alle ragioni della mia passione politica.

Il mio debito con l’Italia

Mi chiedi se devo qualcosa all’Italia. Secondo me sì, almeno in senso lato. Certo, nella lotteria della vita sarei potuta nascere altrove, ma il fatto di essere nata e cresciuta in Italia ha una valenza che va al di là del passaporto. Significa che mi sento nazionalista? No, significa mi sento italiana e mi sento europea, nonostante ciò che dicono di noi “élite cosmopolite”, che secondo alcuni saremmo senza radici e senza amor patrio.

Io ho avuto l’occasione di vivere due vite: ho goduto di una giovinezza e di un’educazione italiana e sono diventata adulta in Europa. È una fortuna che molte altre persone nel mondo non possono avere e io voglio difenderla. Voglio lottare per permettere che anche le prossime generazioni abbiano accesso a ciò di cui ho beneficiato io. Non si tratta di difendere o salvare il nostro paese, ma i valori per cui anche l’Italia e i suoi pensatori (penso ad Altiero Spinelli e De Gasperi per esempio) hanno a lungo combattuto e che negli ultimi anni sono stati messi in discussione in modo inaccettabile.

Dove va l’Italia?

Sono in disaccordo con te quando dici che l’Italia è senza speranza. È un’idea figlia della nostra pessima inclinazione a vedere tutto nero quando si parla del nostro paese. Certo, le statistiche sono spesso scoraggianti (la crescita non è mai ripartita, la produttività è ferma dalla crisi del 2008 e via dicendo), ma è anche vero che siamo la seconda manifattura europea  e – a pieno titolo – una potenza del G8. L’Italia è un paese ricco di eccellenze, debordante di storia, ancora capace di grandi innovazioni, un terreno fertile su cui costruire, nonostante le mille frustrazioni e la ridicola cultura civica.

L’Italia è Roma, inghiottita nelle sue stesse contraddizioni, ma è anche Milano. È il dramma della Calabria con una disoccupazione al 21% ma è anche l’Emilia Romagna, con le sue valley che attirano giovani da tutto il paese e anche dal resto d’Europa. Siamo una terra in cui si scontrano due anime: quella industriosa e quella furbetta. Alla prima tocca tirare avanti per due, mentre la seconda se la gode. Però io credo che una possa cambiare l’altra e voglio scommettere che sarà quella migliore a spuntarla.

Dove va +Europa?

Quanto a +Europa, se sono ancora qui, è perché non penso che sia una causa persa. Sicuramente è un partito piccolo e disfunzionale, i cui difetti superano i pregi. Tuttavia ad oggi rimane l’unica vera formazione politica in cui le mie idee e i miei valori possono trovare a pieno espressione.

Ho creduto nel progetto all’inizio e non sono pronta ad abbandonarlo. Nonostante una gestione discutibile e una posizione ancora traballante, in questo momento di riassestamento politico abbiamo l’opportunità di ritagliarci uno spazio. Ricordiamoci che nel 2014 la Lega non c’era più e in soli 5 anni è arrivata ad essere la prima forza del paese. L’umore politico degli elettori cambia rapidamente e, quando le alternative iniziano a deludere, ciò che paga è la coerenza. Io scelgo di essere coerente.

E io dove vado?

E ora veniamo alla prima domanda. Al perché ho deciso di dedicare quasi tutto il mio tempo libero alla politica. La risposta è: perché se non lo fanno quelli come me, o come noi, chi lo fa? E se non lo facciamo ora, non è che poi diventa troppo tardi? 

Suona arrogante, ti chiedo di perdonarmi, ma quello che voglio dire è: se quelli come me, che hanno avuto la fortuna di avere un percorso di studi solido, di fare carriera, di vivere e lavorare in paesi diversi, si disinteressano alla cosa pubblica, chi resta ad occuparsene? La politica rischia di diventare appannaggio di opportunisti e disperati, gente senza arte né parte che pensa solo al proprio tornaconto e all’autoconservazione, perché senza politica non sono nulla. Persone che utilizzano la politica non per il bene comune ma per il mero consenso, che spacciano le proprie opinioni come fatti, che in barba a qualsiasi evidenza economico-scientifica rispondono “Prima gli Italiani”.

Io non lo so se ci siamo dimenticati cosa fossero la guerra e la fame. Non lo so cosa sia successo, ma il mondo ha iniziato a ribellarsi al progresso, rivoltandosi contro la globalizzazione e la democrazia liberale, sfiduciato dalle élite che, pur con mille difetti, l’hanno guidato attraverso mezzo secolo di sostanziale pace, facendo uscire dalla povertà milioni di persone.

Ecco, ora che il mondo si sta fermando dobbiamo impedirgli di mettere la retromarcia. Ora più che mai è nostro dovere fare politica.