Questa volta la notizia non è passata in sordina. Quasi il 30% delle persone affette da disabilità (il 28,4% per la precisione, il 10% in più rispetto alla media delle persone prive di handicap) in UE è a rischio povertà e a rischio di esclusione sociale. In Italia la situazione è ancora peggiore e ben il 29,5% dei portatori di handicap corre questo rischio (a fronte del 24,1% delle persone normodotate). Questo è il quadro preoccupante dipinto dall’Eurostat e che si riferisce ai dati raccolti nel 2019 pre-pandemia. La categoria dei diversamente abili quindi vive una situazione ancora più difficile rispetto a quella già preoccupante degli altri cittadini italiani.

I fattori che complicano la vita alle persone diversamente abili

Quali sono le ragioni che portano le persone diversamente abili a essere così facilmente esclusi socialmente e a rischiare persino la povertà? A mio avviso ci sono due ordini di ragioni da prendere in considerazione.

L’abilismo

Innanzitutto nonostante l’evoluzione sociale delle nazioni europee l’abilismo è ancora molto diffuso e poco discusso. Non sai cosa sia l’abilismo? Tranquillo non sei il solo a non saperlo. L’abilismo è quella forma di discriminazione (parificabile al razzismo, all’omofobia e al sessismo) che porta molti cittadini ad avere preconcetti nei confronti dei portatori di handicap discriminandoli a livello sociale, lavorativo e relazionale.

Nonostante la definizione di abilismo ci venga fornita anche da Wikipedia questa fa fatica a entrare a far parte del linguaggio comune e della comunicazione dei media. L’abilismo porta quindi a evidenti discriminazioni sociali. Una delle più importanti è relativa al campo professionale. I lavoratori disabili fanno più fatica a trovare occupazione. I liberi professionisti poi sono a volte meno pagati rispetto ai loro pari normodotati perché molti clienti si aspettano prezzi più bassi e un rapporto più amichevole. I portatori di handicap si trovano quindi a fare più fatica a trovare lavoro e quando si immettono nel mondo del lavoro come liberi professionisti si trovano a essere pagati di meno e ad avere un giro di clienti minore.

Le barriere architettoniche

La seconda questione da considerare è relativa all’inaccessibilità di molti luoghi per via delle barriere architettoniche. Nonostante in Italia sia presente una brillante legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche persiste la brutta abitudine d’ignorare non solo le normative vigenti ma anche i bisogni dei disabili come cittadini.

È un tema complicato che accompagna le persone disabili per tutta la loro vita. Se molti luoghi di lavoro devono semplicemente essere scartati perché sono posti al secondo piano di un palazzo senza ascensore o collocati in posizioni difficilmente raggiungibili (a volte bastano anche pochi gradini per chi si muove su una sedia a rotelle), le cose non sono più semplici neanche per chi studia o si sta formando. Molti istituti (incluse scuole elementari, medie, superiori e università) sono pieni di barriere architettoniche e costringono gli studenti portatori di handicap a non poter frequentare la scuola dei loro sogni perché magari questa è piena di scale e priva si scivoli e ascensori. Grazie a Internet al giorno d’oggi è possibile nella maggioranza dei casi vincere questa problematica ma non sempre. Diversi istituti non sono adeguati per fare una buona didattica a distanza. Quando poi la DAd funziona bene c’è da precisare che lo studente disabile viene anche in questo caso privato di pari diritti. Può si studiare da casa ma essendo costretto all’isolamento sociale (non potendo frequentare la propria classe di appartenenza).

Ci sono quindi moltissime questioni da dover affrontare e la politica può fare davvero molto per favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei disabili. Una maggiore applicazione delle leggi vigenti e nuove leggi studiate per la tutela di questa fascia di cittadini deve essere tra le priorità del nuovo Governo. Perché una democrazia che lascia indietro una consistente fascia di cittadini non può essere considerata fino in fondo una vera democrazia.