Questa mattina, lunedì 6 novembre, sono intervenuta nella Discussione Generale relativa al disegno di legge S. 1324 che tra gli altri temi prevede l’introduzione di un divieto di commercializzazione della carne coltivata.

Come sapete la mia posizione in materia è sempre stata molto netta: la carne coltivata rappresenta un’opportunità per il nostro Paese, e qualora l’EFSA certificherà che non costituisce una minaccia per i consumatori, anche un’alternativa utile a ridurre l’impatto ambientale della nostra alimentazione, che non si sostituisce alla carne tradizionale, ma contribuisce a rendere la filiera più sostenibile.

Citando Battisti, in discussione ho dichiarato che con questo divieto l’Italia prova ad arginare il mare con uno scoglio, un mare che però già è alto in molti altri luoghi nel mondo (basti pensare che negli USA la carne coltivata è già commercializzata da quasi 6 mesi) e che difficilmente potremo ostacolare. Per altro l’Unione Europea si sta già occupando del tema, assicurandoci tramite l’EFSA che ogni prodotto messo in commercio sarà sicuro da ogni punto di vista. In nome di una presunta difesa dei consumatori e degli allevatori, con questa norma, purtroppo, rischiamo solo di negare opportunità alle nostre imprese, che presto si ritroveranno schiacciate dai competitor europei, che potranno regolarmente vendere i loro prodotti in Italia. Infatti, se la carne coltivata sarà ritenuta idonea al consumo in Europa, non potrà esserne vietata la vendita solo in Italia.

Ma, se come penso, l’obiettivo è soltanto quello di poter dire “noi ci abbiamo provato, è colpa dell’Europa”, sarà sicuramente un successo elettorale. Peccato solo per le imprese che ne faranno le spese.

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