Tra le discussioni a corollario dell’epidemia di Coronavirus a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni c’è quella che nasce dalle dichiarazioni della nuova presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde. Giovedì, durante la conferenza stampa di presentazione delle misure che la BCE intende intraprendere per far fronte alla pandemia di Coronavirus, la Lagarde ha dichiarato:

Questa breve frase è suonata a molti come una gaffe di gravità estrema e ha provocato da subito critiche e polemiche. In effetti, non si può dire che la sia stata un’uscita ponderata e di buon senso: i mercati hanno chiuso in netto ribasso e la Borsa Italiana è arrivata a perdere quasi il 17%.

Qui da noi ci sono state probabilmente le reazioni più agiate e scomposte, che vanno dalla legittima presa di posizione del Presidente Mattarella alla minaccia di intraprendere un’azione legale da parte di alcuni esponenti pentastellati e del leader della Lega Matteo Salvini. Il tutto condito da un mix fatto di elogi alla Cina e di insulti all’Europa per la (presunta) impassibilità di fronte alla tragedia (anche se, come ho scritto su un mio recente post, su questo tema serve un po’ di chiarezza).

La presa di posizione europea

In realtà, al di là della pessima uscita di Lagarde, le misure annunciate dalla BCE vanno quasi tutte nella direzione di fornire più liquidità alle banche in modo da aiutarle a superare l’attuale momento di crisi, trasmettendolo poi a famiglie e imprese.

Come spiega il Post, le misure approvate prevedono la ripresa a pieno regime del Quantitative Easing, il programma di acquisto di obbligazioni sia pubbliche che private sul mercato secondario. Dai 20 miliardi mensili, il programma prevede un aumento di ulteriori 120 miliardi da distribuire nel corso dell’anno ed eventualmente aumentare qualora ce ne fosse bisogno. Inoltre, la Banca Centrale ha stabilito che le banche con più disponibilità potranno esporsi con prestiti nel mercato interbancario anche superando i limiti di riserve obbligatorie a scopo precauzionale che erano stati fissati dopo la crisi finanziaria. Nei prossimi giorni, inoltre, la BCE comincerà ad offrire prestiti a tassi molto convenienti alle banche europee, una misura provvisoria per una risposta immediata, nell’attesa di varare a giugno il programma di prestiti a lungo termine, il TLTRO III (il terzo pacchetto voluto dalla banca centrale).

Anche la Commissione Europea, con un intervento della sua Presidente Ursula von der Leyen, ha assicurato la massima flessibilità per i Paesi colpiti dall’emergenza.

 «Siamo pronti ad aiutare l’Italia con tutto quello di cui ha bisogno, in questo momento è colpita severamente dal virus, sosteniamo tutto quello di cui ha bisogno e tutto quello che chiederà. Il prossimo potrebbe essere un altro Stato membro»

Anche i partner europei, e in particolare la Germania, hanno assicurato sostegno a qualsiasi iniziativa di espansione fiscale necessaria a fronteggiare la situazione, anche nei Paesi con alto debito pubblico come l’Italia.

Ma alla fine dobbiamo preoccuparci?

Sicuramente ha ragione chi taccia la Lagarde di superficialità, soprattutto dato che non siamo di fronte ad un economista novellino alle prime armi. Le parole che avremmo voluto (e probabilmente anche dovuto, dato il ruolo) ascoltare, sono ben riassunte da Tommaso Monacelli nel suo post di giovedì 12 marzo su Lavoce.info che vi riporto:

Come sapete non è compito esplicito della BCE quello di sostenere o comprimere gli spread sui titoli di stato. Ma in questo momento di rapido peggioramento del quadro economico (dovuto a ragioni puramente inattese ed esogene) la BCE giudica opportune da parte dei governi della zona euro – e di alcuni in particolare – misure di espansione fiscale volte a salvaguardare la continuità nei flussi di reddito delle famiglie.

[…] Come ben sapete, la BCE si è dotata di un arsenale di strumenti ben più ampio rispetto al passato. La BCE è pronta a utilizzare tutti gli strumenti attualmente a propria disposizione nel caso si dovessero manifestare ingiustificate turbolenze sui mercati finanziari in reazione alle annunciate misure di espansione fiscale. Nel quadro attuale è essenziale che la politica monetaria e fiscale agiscano in modo coordinato.

Ciononostante Lagarde ha toccato un tema delicato ed estremamente reale: l’andamento dello spread è il risultato della differenza di performance economiche e di finanza pubblica tra diversi Paesi ed è innegabile che le nostre performance siano inadeguate da troppo tempo. Il nostro mix di alto debito pubblico e bassa crescita, infatti, non è risolvibile con qualche dichiarazione e facendo finta che sia tutto ok.

A volte tendiamo a dimenticarci che non basta un «Whatever It Takes» per superare i problemi strutturali che ci affliggono. Al massimo ci aiuta a prendere tempo, ma se poi noi non usiamo questo tempo per rimettere i conti in ordine e fare le necessarie riforme economiche non possiamo sperare che i problemi se ne vadano da soli.

L’Europa ci ha dimostrato che anche questa volta c’è. Che non siamo da soli e sui nostri partner possiamo contare. Ma noi cosa faremo? Saremo disposti a fare whatever it takes per iniziare a camminare sulle nostre gambe appena Coronavirus sarà passato?